LETTERA A TUTTI I PARTECIPANTI ALLA XV EDIZIONE DEL PREMIO NAZIONALE ALBEROANDRONICO

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                                                          IL DOLOROSO MESTIERE

Non è vero che tutti i mestieri sono uguali. Ce n’è uno (doloroso) che converrebbe non svolgere mai: quello del giudice.

Papa Francesco l’ha detto chiaramente quando gli hanno chiesto di pronunciarsi sulle unioni omosessuali, le coppie di fatto, la liberta religiosa e altri problemi dei nostri giorni: «Chi sono io per giudicare?»

E se lo dice lui, pur non parlando ex cathedra, bisogna dargli credito. Anche perché ogni giudizio non tiene mai conto di tutte le attenuanti e dei cambiamenti improvvisi che si possono verificare da un giorno all’altro.

Il 22 giugno del 1633, il Sant’Uffizio processò e condannò uno scienziato per le sue idee astronomiche che entravano in contrasto con la filosofia aristotelica e con le Sacre Scritture. Ci vollero 359 anni per far capire alla Chiesa che aveva commesso un’ingiustizia nei confronti del signor Galileo Galilei!

Sic stantibus rebus, chi sono io per dire questo lavoro è migliore degli altri, questo libro non merita un premio, questa videopoesia è noiosa, ecc.?

Sembrerà strano, ma ogni volta che vengo chiamato a giudicare qualcuno o qualcosa entro in crisi. Supero tutto, solo pensando che faccio parte di una giuria. In questo caso, infatti, so che il mio giudizio non è del tutto determinante; devo dare il mio parere con tutta onestà e senza la pretesa dell’infallibilità . Sarà l’intera giuria a farsi carico del verdetto finale; e se i giurati decidono in totale libertà, senza comunicare tra di loro e senza il pericolo di influenzarsi e condizionarsi a vicenda, il rimorso per un eventuale giudizio errato si stempera.

Non siamo nel “mal comune mezzo gaudio”, ma nel “Così è (se vi pare)”. Per me è così; se non siete d’accordo, perdonatemi!

Rivolgo le scuse a chi il prossimo 6 maggio, per ogni sezione in concorso, non sarà proclamato/a vincitore, ovvero a tutti i partecipanti meno una/o, giacché sto includendo non solo coloro che occuperanno la parte bassa della classifica, ma anche i vincitori delle medaglie d’argento e di bronzo.  Capisco la rabbia di chi quest’anno non è stato selezionato e il dispiacere di chi ha fallito il bersaglio per pochi voti. Capisco anche le imprecazioni e il loro “Ma chi ti credi di essere?”

No, non sono nessuno. Sono solo uno che ha visionato i prodotti e, pur tenendo presente l’insegnamento di Søren Kierkegaard in Johannes Climacus, ha cercato di rimanere obiettivo nel giudicare. Tutto qui.

Mi rendo conto che devo precisare il concetto.

Johannes Climacus è un racconto incompiuto del filosofo danese. Narra di un giovane che non è mai uscito di casa e conosce la realtà solo attraverso la descrizione che gli fa il padre. Insomma, è uno spettatore di film e documentari narrati. Da qui, la domanda: sarà così come mi si dice, oppure mi sto nutrendo solo della visione e del parere di altri? Johannes non avrà mai una risposta e non l’avranno nemmeno i lettori del racconto. La risposta/non risposta, infatti, è tutta nel sottotitolo: “De omnibus dubitandum est.”  Nella vita non ci sono certezze; bisogna dubitare di tutto e di tutti. Compreso il parere di chi è chiamato a giudicare.

Sempre?

Ci sarebbe, in verità, una soluzione: fare il giurato in un concorso che vede un solo partecipante. Ma anche in questo caso, a prescindere dal fatto che non sarebbe più una gara, si correrebbe il pericolo di un verdetto amaro (“La giuria non ha ritenuto opportuno assegnare il premio”) che riporterebbe tutto al punto di partenza.

No, no. Lasciamo stare le cose come stanno.

Meglio complimentarsi con chi è stato selezionato, chi riceverà riconoscimenti e incoraggiare i perdenti a non demordere. E che Galileo ci/vi assista!

                                                                                                                                                                                      Italo Spada

                                                                                                                         Giurato del Premio nazionale Alberoandronico